M U TA – M O R F O S I
di Sara Lisanti
Durata 45 minuti circa
SABATO 27 GENNAIO 2024 ore 20.20
DOMENICA 28 GENNAIO 2024 ore 18.00
trailer: https://bit.ly/3ODL5vB
MUTA-MORFOSI è una body performance di 45 minuti circa, tratta il tema della metamorfosi di un individuo narrato attraverso l’evocazione del processo di muta del mondo rettile. Come loro, cresce, muta, cambiando strati di pelle, abitandone per un po’ di diversi, per poi lasciarli e assumerne altri, e poi ciclarli ancora, che, come uno zero, sono punto di partenza ed arrivo ogni volta, ed, ogni volta, non senza sofferenza.
La prima immagine è la proiezione di un video della durata di 1:30 circa, in cui la lingua della performer si alterna e combina con la lingua di un rettile (tegu argentino).
Lo spettacolo, può essere descrittivamente suddiviso in fasi: HI, AHI, I.
Hanno tutte lo stesso suono nella pronuncia, ma tutte diverso senso, proprio come le crescite.
HI di venire al mondo, AHI di dolore, I di conquista.
Parole che verranno graficamente utilizzate durante la performance.
La prima (fase HI) si svolge in un bozzolo, a ricordare una crisalide. La performer si muove sotto al bozzolo in sincrono con il suono del battito cardiaco fino a scomparire in una teca/terrario, lasciando dietro di sé un cordone ombelicale.
Nella seconda (fase AHI), la performer, richiamando il mondo rettile, è rinchiusa nel terrario della propria sofferenza.
Qui cicla e ricicla strati di pelle. Ama e disprezza la sua gabbia-tana. Ne comprende il dolore sia dello stare che dell’andare.
Preleva con una siringa del sangue, con cui scrive sul vetro “AHI”; continua a ciclare per perfezionare la muta radendo a zero i capelli.
Sempre tra il rettile e l’umano, striscia fuori dal terrario, per raggiungere un trapezio aereo. È il sogno della nuova frontiera, per uscire dalla non più appagante condizione attuale. È il motore del cambiamento, ciò che si desidera diventare (il trapezio come X desiderio di Y persona).
Urge migrare dall’attuale status di condizione tossica dell’essere in cattività .
Mutare è un conto in sospeso con se stessi, è il debito che abbiamo con la nostra dignità̀̀̀, tutte le volte che semplicemente… “non va più ”, che è la somma del “qualcosa che non va”. Così , in metamorfosi, trasformiamo un’inappagante condizione dell’anima, protendendo verso un più nobile sè .
Tuttavia, se scalciamo in una realtà vuol dire che ne contempliamo una migliore. Così ci attiviamo per cambiare.
Questo accade. Talvolta.
Il trapezio simboleggia la qualsivoglia migliorí a per un chiunque qualunque. Sicuramente la mia!
La performer raggiunge poi lo specchio al centro scena, ma nel tragitto viene catturata una rete aerea, come ogni qualvolta ci si approccia al nuovo mondo, al mondo esterno, ricordando il bracconaggio, per rimanere in tema bestiale. Naturale. Animale. D’altronde non siamo che quelli.
Animali in costante muta.
Qui, in un muto grido di dolore, chiede aiuto, con un laser puntato nella bocca, digitando, in alfabeto Morse, S.O.S.
(…/- – -/…).
A questo grido risponde una figura, che l’aiuta ad alzarsi, porgendole una mando; la performer si erge sullo specchio, come emergendo da -comunque- se stessa, di feniciana memoria.
La persona (truccatrice) che aiuta la performer a rialzarsi realizza un’ulteriore muta, come un demiurgo, in una sorta di body painting, creando su corpo nudo un altro strato e stadio evolutivo, fino a quello di aurea rinascita, rappresentato da una colata color oro, a mo’ di battesimo, terminando il proprio lavoro inserendo un fiore nell’orecchio della performer; questo fiore simboleggia sia la rinascita della performer, proveniente proprio dal terrario pieno di terra, sia che la stessa è diventata della truccatrice-demiurgo il suo fiore all’occhiello.
Non ci si salva mai da soli, ma, per quanto un soggetto esterno ci aiuti, anche noi gli siamo serviti, così che il proprio operato diventa la propria opera.
Poi la truccatrice porge una tinozza alla performer e si congeda. Della serie adesso tocca a te, perché tu sola ti hai.
Ancòra rinascere, come tutto d’accapo, ripulendosi, con acqua ed uno straccetto per i piatti, come una cosa, la più importante delle cose: un’ennesima sé , in un girotondo di aversi ancora e sempre, per poi culminare in una delle più tribali delle iniziazioni e cioè l’inserimento di un piercing nella zona intima.
Nella fase successiva (I), la performer si avvicina ad un’altra teca in scena e, ruotando una pedana, si scoprirà essere il suo alter ego, incarnato da bambola adulta, ricoperta da un’autentica muta di un rettile (il tegu argentino, suo animale domestico).
Anche la bambola (installazione dell’artista) esce dal suo proprio terrario, come fosse la proiezione della performer.
In questa fase la performer dialoga con la sua traccia registrata ed autografa Voce Off (come fosse la voce della bambola), interpretandola muta con il corpo, circa la cura di cui necessita ogni fase di muta, ogni nuova pelle, transeunte dimora ogni volta.
Durante questa traccia la performer sarà impegnata a scriversi addosso quello che poi si leggerà essere “I” (io in inglese, ancora dalla pronuncia ai)
Info & prenotazioni 3489774959